Strano fine settimana d'aprile, meteorologicamente parlando: sabato sono 'tornate' le temperature invernali e non sono mancate manifestazioni dei più disparati fenomeni atmosferici: pioggia, neve, sole, graupel e grandine si sono fatti vedere tutti uno dopo l'altro, in un cielo che sembrava (e sembra) sempre più impazzito. Non ottime aspettative quindi per la giornata di domenica 3 aprile, che contro ogni previsione ci ha stupito, presentandosi con un primo mattino completamente sereno. Ci siamo ritrovati sul piazzale dell'ex cava di marmo di Pietralavezzara, nel comune di Campomorone, tra i blocchi di Verde Polcevera sparsi qua è là, rimasti a testimoniare la storia dell'estrazione di una pietra unica al mondo e presente solo qui, nel punto esatto in cui giace la separazione geologica tra il settore alpino e il settore appenninico. Attraversata dalla SP160 del Passo della Bocchetta che porta in Piemonte, Pietralavezzara è l'ultima frazione che si incontra prima di giungere sullo spartiacque dei nostri monti, là dove si traccia come una linea netta l'Alta Via dei Monti Liguri. Questo è sempre stato un luogo cruciale del territorio dell'entroterra genovese: diversi anni prima della nascita di Cristo è stata costruita qui la antica Via Postumia, collegamento fondamentale tra Genova e il versante padano. Ci siamo diretti sulla strada bianca che collega Pietralavezzara (fraz. Campomorone) a Paveto (fraz. Mignanego), per una semplice passeggiata alla ricerca delle erbe spontanee commestibili tradizionalmente utilizzate nelle nostre zone. Abbiamo fatto pochissima strada! E' incredibile pensare quanta ricchezza e diversità sia possibile scorgere in una manciata di metri di terreno, se solo si è disposti a fermarsi un attimo, rallentare e imparare ad osservare con gli occhi e senza gli occhi. Ambienti ruderali, muri a secco, cigli delle strade, bordure erbose, moltissimi ambienti diversi si prestano bene ad ospitare queste specie vegetali rustiche, senza troppe pretese, che sembrano abitare questi spazi proprio per offrirsi all'uomo come l'enorme risorsa che rappresentano, che tutti quanti dovremmo (ri)scoprire, per riprendere un pò il contatto con il mondo naturale che ci circonda, con la Realtà. E così ci perdiamo nella miriade di diverse tonalità di verde che scorgiamo tra foglie del fusto, scapi e rosette basali di pimpinella, tarassaco, silene, sonco, radicchio, grattalingua, piantaggine, ravanello e molto altro. Però, a suon di parlare di preboggion, ripieno per i pansoti e torte verdi, la fame si è fatta sentire e così ci siamo diretti in paese, presso l'Associazione "E PRIE", il nostro Rifugio, posto tappa di questo splendido tratto di Alta Via. Il cielo si è coperto, per cui siamo entrati all'interno di quella che una volta qui era la scuola del paese, e che oggi offre ristoro e rifugio a tantissimi camminatori, pellegrini e semplici amanti dei percorsi escursionistici che passano nei dintorni, o che rappresentano alcuni dei sentieri escursionistici più importanti d'Europa, chi in direzione ponente, chi in direzione levante, ma sempre con un occhio rivolto al mare e l'altro ai monti. Dopo l'ottimo pranzo fornito dal Ristorante Pizzeria Da-o Moretto, che ci ha preparato degli ottimi Raieu a-o tocco e il racconto della realtà dell'Associazione che ci ha ospitato, siamo tornati sull'argomento della giornata, le nostre erbette. Dopo l'attività del mattino è stato divertente andare a caccia delle specie all'interno del cortile dell'associazione, in un piccolo e semplice fazzoletto di prato. Ci vuole così poco per rendersi conto della grandezza delle piccole cose.
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