Risalendo la strada che si inerpica su per la valle in direzione del Giardino Botanico di Pratorondanino, tutto è ricoperto dal velo dell'inverno: alberi, prati e rocce portano addosso un sottile strato di brina che, come una gelida coperta, li veste a festa in questa fredda domenica di febbraio. Il sole è alto, e i campi e pascoli che si mostrano una volta giunti sul pianoro, impazienti, sono in trepidazione per il giungere della primavera. In questa splendida cornice, crocevia di strade, sentieri e confini nella zona a cavallo dell'unione tra Alpi e Appennini, ci dedichiamo una giornata tranquilla, totalmente immersi nel verde. E' bello ogni tanto riuscire a vedere le cose da un punto di vista diverso: l'inverno spesso viene definito come la stagione avversa, del riposo, una stagione povera dal punto di vista naturalistico (soprattutto floristico), in cui c'è poco o niente da vedere, quasi come fosse tutto fermo in stand-by nell'attesa delle migliori condizioni che come tutti gli anni sbloccano e mettono in moto il meccanismo della vita che ci circonda. Beh, in realtà non è proprio così. Si è vero, in inverno la maggior parte degli alberi non ha le foglie e molti animali sono in letargo, ma questo non significa che sia tutto fermo. Sotto quei tappeti di foglie cadute e accumulate nel corso dei mesi precedenti i processi chimico-fisici e biologici proseguono e tutti, animali e piante compresi, si preparano per affrontare una nuova stagione 'favorevole'. La capacità di saper osservare ciò che si ha intorno è una dote che si sta perdendo. Figuriamoci la capacità di osservare le cose da un punto di vista insolito. Come si fa a riconoscere le specie arboree durante l'inverno? Molte di loro non hanno foglie, i tipi di legno sono molto difficili da distinguere alla vista, quasi nessun fiore o frutto è visibile. Tutto dipende sempre dal punto di vista che adottiamo. E così, addentrandoci nel bosco del giardino o lungo i bordi del suo stagno cerchiamo di notare e di capire le differenze tra una specie forestale e una specie ripariale, tra le foglie di un acero e di un ontano, tra i fusti di un abete bianco e di un abete rosso. Ci siamo concentrati sulle specie più comuni della nostra flora, incontrando nel percorso acero, tasso, nocciolo, betulla, larice, abete bianco e rosso, frassino, cerro, rovere, faggio, ciliegio, ontano, salice, agrifoglio, castagno, noce, sorbo e molto altro. Per ultimo, ci siamo soffermati sull'albero più antico del mondo, il terzo esemplare di questa specie ospitato in Italia: il Pino di Wollemi (Wollemia nobilis), fino a vent'anni fa ritenuto estinto, oggi ancora vivente e anche qui, a Pratorondanino. Nel distinguere le specie di albero (o di qualsiasi altro essere vivente) bisogna cogliere le differenze. Troppo spesso però noi non notiamo le differenze grandi e piccole delle cose che ci circondano, soprattutto per quel che riguarda la natura che ci circonda. Ognuno di noi dovrebbe poter riconoscere e poter riconoscersi in queste differenze, per comprendere davvero, stavolta, la ricchezza che sta nella diversità della vita.
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